Dallas, il serial che cambiò la tv
Trent'anni fa la prima puntata della saga Ewing
di: RAFFAELLA SILIPO  - La Stampa, 14 Agosto 2008

Improvvisamente, nel 1978, l’immaginario cambia direzione. Dai figli dei fiori a un cappellone texano da petroliere. Dall’era dell’Acquario alla Febbre del Sabato Sera. Forse, più semplicemente, dal fascino della libertà a quello della ricchezza. E’ la primavera 1978 e il Texas è in pieno boom economico grazie ai prezzi del petrolio alle stelle, quando arriva sugli schermi della Cbs «Dallas», poco edificante saga della famiglia Ewing guidata tra gli scogli del business e delle passioni dal perfido capofamiglia J.R., assetato di potere. Nessuno, all’epoca, immagina che il serial diventerà un successo strepitoso in tutto il mondo, tanto che a quasi 20 anni dalla fine delle riprese più di trecentomila persone ogni anno vanno in pellegrinaggio al ranch di Southfork, centro pulsante dell’azione, oggi diventato museo.

Anche l’Italia, appena uscita dagli anni di piombo, è pronta ad appassionarsi alle vicende spregiudicate e scintillanti dei petrolieri da tv, accoccolarsi al bordo delle loro piscine con un cocktail in mano, scrutare la nascita dell’edonismo reaganiano dall’ultimo piano del grattacielo della Ewing Oil. Ma Raiuno, che compra la prima serie nel febbraio 1981, non si è accorta che il vento è cambiato. Manda in onda pochi episodi in seconda serata e in ordine sparso, creando una tale confusione nel pubblico da non ottenere gran risultati di ascolto. Così a settembre J.R. e i suoi vengono svenduti alla neonata Canale 5 che invece intuisce l’affare: è proprio con questo serial che legittima la sua presenza nell’immaginario televisivo italiano, identifica il suo pubblico, traccia la linea editoriale nel solco della Milano da bere Anni 80. Le vicende degli Ewing diventano un caposaldo dei consumi televisivi italiani. Il fratello cattivo J.R. (Larry Hagman) e il buono Bobby (Patrick Duffy), le loro mogli, l’alcolizzata Sue Ellen (Linda Gray) e l’angelica Pamela (Victoria Principal), il patriarca Jock, la matrona Ellie e la conturbante Lucy diventano persone di famiglia, trasferendosi con disinvoltura dal Midwest alla Brianza, e segnano per sempre la vita di molti neonati battezzati Suellen o Geiar. Quando il 16 ottobre 1984 i pretori Casalbore, Bettiol e Trifuoggi ordinano di spegnere le tv commerciali che trasmettono su scala nazionale senza autorizazzione, milioni di persone si ritrovano in piazza a urlare
«cinque, cinque, cinque». Non gli importa nulla di De Mita, Craxi e della futura legge Mammì: vogliono sapere cosa succederà a Bobby e Sue Ellen. La puntata «Chi ha sparato a JR» viene seguita da 350 milioni di spettatori in 57 Paesi del mondo. Tra i fan celebri anche un insospettabile Oliver Stone, che nel film biografico «Nixon» con Anthony Hopkins protagonista, vuole proprio Hagman per interpretare il petroliere texano mandante dell'assassinio di JFK.

Trent’anni dopo, i paninari di allora sono invecchiati quasi come i protagonisti della serie, ma tornano, anche se solo per una notte, nel ranch di Southfork per una festa aperta al pubblico, con biglietti che variano dai cento ai mille dollari, in vendita da fine agosto. In testa il malconcio Larry Hagman,
«Per il quarantennale non so se ce la farò», e l’abbondante Charlene Tilton: «Anche se avevamo i capelli cotonati e le spalline aerospaziali, eravamo davvero forti». Intanto continua faticosamente il suo cammino il film tratto dal serial, allo studio alla XX Century Fox ma che ha già visto una girandola di registi e interpreti, forse anche chissà per quella decisione dello sceneggiatore di spostare le vicende della famiglia Ewing nel 2006. E cioè nell'America del texano - e amico di petrolieri - George W. Bush. L’unico punto fermo è John Travolta nei panni di J. R., così davvero il cerchio si chiuderebbe: quel suo ballo in completo bianco sulle note dei Bee Gees ha segnato il cambio di un’epoca non meno delllo Stetson a larga tesa di Hagman.

E dire che il creatore della soap opera, David Jacobs, ha sempre affermato di avere tratto l'ispirazione da
«Scene da un matrimonio». Forse pensava al titolo dell’ultimo capitolo di Ingmar Bergman: «Nel pieno della notte in una casa buia in qualche parte del mondo...» qualcuno sta certo guardando una replica di «Dallas».

Grande festa per i 30 anni di Dallas
17 Agosto 2008

Alzi la mano chi non ha mai anche solo sentito parlare di Dallas, il serial televisivo della CBS che ha letteralmente appassionato mezzo mondo tra gli anni 80 e ‘90.
Non siete in molti, vero, con le mani alzate? Infatti, anche tra quelli della mia generazione - che negli anni ‘80 guardavano i cartoni animati - non sono passati indenni dalla
Dallas-mania: tutti abbiamo sentito almeno una volta il tema della sigla sognando blue jeans, ranch sterminati, cappelli a tesa larga Stetson, pozzi di petrolio nell’arido Texas, e il potere che viene dalla ricchezza.
La serie narrava le vicende degli
Ewing, petrolieri del Texas, tra amori, omicidi, litigi e sparatorie. Il successo e’ stato tale che piu’ di 300mila visitatori l’anno si recano in pellegrinaggio al ranch, diventato museo. Nel 2008 si festeggia un traguardo importante, quello dei 30 anni dalla prima apparizione sugli schermi USA della miniserie in 5 puntate dalla quale si sono poi sviluppate le 13 stagioni e i tre film per la Tv.
L'8 Novembre il
Ranch di Southfork - la “casa” degli Edwing -  sara’ teatro di una grande festa per questa importante ricorrenza. Ci sarà anche buona parte del cast. Larry Hagman, che nella serie interpretava Jr, astuto petroliere e allevatore di bovini, “l’uomo che tutti amavano odiare” si è detto entusiasta di prendere parte alla festa.
«Potrei non esserci più per il quarantesimo anniversario» ha detto l’attore al Dallas Morning News: «trent’anni sono un bel traguardo e lo show è ancora molto famoso».
La festa, con tanto di fuochi d’artificio e musica country sara’ aperta al pubblico, con biglietti che variano dai cento ai mille dollari. Se qualcuno fosse interessato, i biglietti si trovano nel
sito ufficiale del serial.

 

INTERVISTA TELEFONICA A LARRY HAGMAN 12 Agosto 2008

America first met J.R. Ewing 30 years ago. His alter ego, Larry Hagman, spoke with The Dallas Morning News on Tuesday about the upcoming Dallas reunion and the show’s legacy:

Why do a reunion?
“It’s just one of those things you feel like doing sometime. And getting together with Patrick [Duffy] and Linda [Gray].”

Are you looking forward to anything in particular at the reunion?
“Getting back to Dallas — I’m looking forward to that. I love that town. I get back two or three times a year. We’ve got a lot of fans, coming from, I think, all over the place.”

How often do you see the Dallas cast members?
“Patrick and Linda and I get together once a month and have lunch or dinner.”

Why was this show so appealing to viewers when it was on CBS?
“It was a fun show, and it was different in that there were a lot of bad characters at the beginning. [Playing a bad guy] is more fun than playing a good guy. Poor old Patrick Duffy had to play the good guy. That’s a hard role. Then there’s the women and money and stuff. We were in kind of a recession then, and people couldn’t afford to go out and get a baby sitter and go to the movies and have dinner. The show came along and it was something to do on a Friday night.”

Why does this show still resonate with people 30 years after its debut? Why the worldwide appeal?
“I haven’t got the foggiest idea. How many families do you know of who are all multimillionaires living in the same house with one bedroom and one bathroom? I mean, come on! But that resonates around the world; in many, many countries, the grandparents live with the children and grandchildren. They have more insular families, and I think people relate to that.”

How are you feeling these days? (Mr. Hagman had a liver transplant in 1995.)
“I feel great. My health is good. My liver is doing well.”

Do you ever get tired of talking about the show?
“I never get tired talking about the show. It was the best thing that happened to me, except for getting married to my wife.”


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